Lettera al mio donatore, dopo 21 anni, sono tantissimi, ma questa volta voglio ricordare non il giorno del mio intervento, ma il giorno in cui mi hanno telefonato, per avvisarmi della disponibilità di un rene compatibile, poco dopo la morte di colui che mi avrebbe regalato una nuova vita.
Dal 22 febbraio 1995 al 22 febbraio 2016, un’infinità di tempo, in cui il mio pensiero ti è sempre stato vicino, in modo diverso qualche volta, ma quotidianamente, in famiglia, al lavoro, con i figli, in un libro, e sciverti una lettera mi sembra il modo più giusto per esprimerti tutta la mia gratitudine…..
Fabrizio Biondi
Ciao,
Certo questo è un modo semplice ed informale per iniziare una lettera quando si scrive ad un conoscente, magari che non si vede da tanto tempo, con cui si vogliono mantenere e rinsaldare rapporti di amicizia o riallacciare antiche corrispondenze, ma con te è diverso.
Io non conosco il tuo nome, non so di dove sei, dove abiti, cosa fai, se lavori o hai una famiglia…so con esattezza solo una cosa, non certo la migliore per poter imbastire un rapporto epistolare, so con precisione la tua data di morte, il 22 febbraio 1995.
La conosco perché dopo poco che eri morto mi hanno telefonato, dal centro trapianti di Milano, per avvisarmi che era stato trovato un rene compatibile con le mie caratteristiche.
In quel momento non ho pensato un solo attimo a te, al dolore dei tuoi familiari per la tua scomparsa o alle cause della tua morte, sono sincero, ho solo immaginato in un momento come sarebbe stata da quell’istante in poi la mia vita lontano dalla dialisi, dalla malattia che mi stava divorando, fisicamente e mentalmente, e che forse sarei potuto rinascere, e ricominciare a vivere una vita il più possibile vicino alla normalità.
Il viaggio nella notte per raggiungere l’ospedale, poi il ricovero immediato, le analisi, l’anestesia, e infine il risveglio, da un sonno forzato, ma mai come quella volta, simile ad una resurrezione.
Le prime visite, poi alcune notizie su di te, sussurratemi a mezza bocca dai dottori…eri giovane, molto, eri morto in un incidente stradale, in moto, e la tua dedizione per gli altri e la bontà d’animo ti avevano fatto iscrivere fin da subito come donatore.
Io avevo passato mesi e mesi interi aspettando la chiamata giusta, fissando il telefono per giornate intere…nel ’95 erano pochissimi quelli che potevano permettersi un cellulare, e il telefono di casa era l’unico modo per essere raggiunti e contattati.
Solo con il passare del tempo, con la nascita dei miei figli e con la premura e la bontà che gli ho dedicato, ho cominciato a pensare a te in modo diverso…io, che in fondo ho sempre aspettato un donatore, con ansia e a volte anche con egoismo, non avevo mai considerato il dramma che poteva nascondersi dietro ad un nobile gesto come il tuo, e invece adesso, dopo tanto tempo passato più a contare le sedute di dialisi evitate, alla nuova vita che tu mi hai regalato, alla mia rinascita e ritrovata vitalità, ti penso.
Provo ad immaginare come sarebbe stata la tua vita senza quell’incidente, alle cose che avresti potuto fare, alle soddisfazioni che avresti potuto regalare ai tuoi genitori, e magari avresti avuto una tua famiglia, dei figli, una moglie.
Una parte di te vive indissolubilmente dentro di me, ormai da 21 anni, e il mio compito, il mio dovere, è quello di portarti sempre con me, nel corpo e nella mente, con amore e riconoscenza.
Nulla può cancellare questo fatto, anche se non ti conosco…ho tollerato i tradimenti e le delusioni che mi hanno inflitto tutti, amici, parenti, perfino familiari, ma tu no…un perfetto sconosciuto che vive dentro di me, che ha trasformato la sua morte in salvezza, grazie solo alla tua bontà.
E anche se non ti conosco, ovunque tu sia, chiunque tu sia, ti voglio bene amico mio.
22 febbraio 1995 – 22 febbraio 2016
Fabrizio