Cucina tradizionale, o la tradizione in cucina? La televisione sempre più come un libro di ricette, per tutti i gusti, ultimamente con un denominatore comune, la riscoperta delle tradizioni.
Non è difficile ormai imbattersi quotidianamente in trasmissioni televisive che parlino di cucina, con metodi di preparazione, scelta degli ingredienti e consigli per gli acquisti, oppure reality o talent che prevedano solo ed esclusivamente che i concorrenti debbano cimentarsi in prove culinarie per vincere, o addirittura veri e propri canali tematici. Non esiste nemmeno una fascia oraria specifica per la messa in onda, visto che si parte dalle prime ore della mattina, durante la colazione, magari per indirizzare la scelta dell’acquisto degli ingredienti giusti, per poi continuare con l’orario del pranzo, procedendo nel primo pomeriggio, fino al dopo cena, in cui lo stomaco molto probabilmente è sazio, ma il momento è quello giusto per auto valutarsi come cuoco provetto e capire magari gli errori commessi in fase di preparazione.
Le varie Antonella Clerici, Benedetta Parodi, il trio di chef stellati che conduce Masterchef, Antonino Cannavacciuolo
nelle sue cucine da incubo, Gordon Ramsey in giro per il mondo a caccia di cuochi per i suoi ristoranti, e tante altre formule più o meno collaudate sono il pane quotidiano per gli amanti della cucina.
In tutte queste trasmissioni però, da qualche anno c’è un unico filo conduttore che sembra accomunarle nel loro normale processo di evoluzione. Oltre alla conferma della cucina mediterranea come marchio doc per la preparazione di pietanze salutari e ricche di gusto, è la tradizione che guida le scelte di molti chef per predisporre piatti sempre all’altezza della situazione, di solito tradizioni regionali, legate alla terra di origine.
Oltre a questo, si assiste alla riscoperta dell’uso di cibi tradizionali, molte volte caduti in disuso per la mancanza di tempo che indirizza le nostre diete verso il consumo di pasti veloci, già preparati, e di scarsa qualità, o in situazione estreme ricorrendo al classico panino.
E in questo, le tradizioni popolari soprattutto racchiuse nei cibi poveri, come le leguminose, o il pesce azzurro, o alcune verdure poco diffuse, pasta e pane fatti in casa con ingredienti il più possibile a chilometro zero, fanno parte di tutta una serie di tendenze che oltre ad essere convenienti dal punto di vista economico, lo sono anche dal punto di vista dietetico e nutrizionale.
Senza poi trascurare la sempre crescente schiera di appassionati di cucina che rientra nel settore dei vegetariani, o dei vegani, che nei loro menù abituali, consumano verdure per tutte le stagioni.
A questo punto, come variante tipica per la preparazione, lo chef aggiunge il suo tocco personale, con metodi di cucina diversi dal solito e magari poco convenzionali, ma con in comune il mantenimento della genuinità del piatto, e soprattutto concludono la messa in tavola con l’impiattamento, fase finale che oltre a stimolare la curiosità visiva del piatto, ne aumenta gli stimoli percettori della sua bontà, andandosi a sommare con quelli già presenti relativi al gusto e all’olfatto, per conquistare sempre più consensi, regalando sempre un finale all’insegna del più classico “buon appetito”.
Fabrizio Biondi