John le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell (Poole, 19 ottobre 1931), è uno scrittore britannico. Autore di molti fra i più venduti romanzi di spionaggio, è stato un agente segreto del Secret Intelligence Service.
Figlio di Richard Thomas Archibald Cornwell (1906-75) e di Olive “Gassy” Cornwell, le Carré nasce nel 1931 a Poole, cittadina del Dorset. Nel 1948 si iscrive all’Università di Berna, attratto dal fascino delle lingue straniere, per poi abbandonarla e tornare a Oxford, presso il Lincoln College, dove nel 1956 si laurea in letteratura tedesca. Docente al prestigioso Eton College nei due anni successivi, nel 1959 diventa funzionario del Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico. Inizialmente riceve la carica di Secondo Segretario presso l’Ambasciata del Regno Unito a Bonn e successivamente viene trasferito al Consolato di Amburgo, come Consigliere Politico. In questo periodo viene reclutato dall’MI6. Il suo primo romanzo, Chiamata per il morto, è stato scritto nel 1961, quando ancora era un membro del servizio.
Nel 1954, sposa Alison Ann Veronica Sharp, dalla quale divorzia nel 1971. Insieme hanno tre figli: Simon, Stephen e Timothy. Nel 1972 si risposa con Valerie Jane Eustace, una redattrice editoriale, da cui ha un figlio, Nicholas.
La carriera di Le Carré alle dipendenze del Secret Intelligence Service fu interrotta da Kim Philby, un agente doppiogiochista al servizio del KGB, che fece saltare la copertura a molti agenti britannici. Qualche anno più tardi, le Carré descrive ed analizza con attenzione la vicenda di Philby ne La talpa, romanzo centrale nelle opere di le Carré, nel quale il protagonista George Smiley dà la caccia all’infiltrato Gerald.
Quasi tutti i romanzi di Le Carré appartengono ai filoni dello spionaggio e del thriller, con una particolare attenzione ai blocchi contrapposti durante la Guerra Fredda. Una notevole eccezione è “Un ingenuo e sentimentale amante”, nel quale l’autore fa trasparire alcuni elementi autobiografici, poiché il rapporto tra i protagonisti James e Susan Kennaway, è ispirato al primo matrimonio di Le Carré.
Il lavoro di Le Carré è per molti versi una risposta critica e ragionata al sensazionalismo che contraddistingue il più celebre esponente letterario del genere: James Bond. I suoi protagonisti sono tridimensionali e l’interazione con il mondo che li circonda è complessivamente più realistica e meno “glamour”. George Smiley, uno degli agenti segreti più amati dai lettori di tutto il mondo, nasce nel 1961 con il primo romanzo “Chiamata per il morto”.
La consacrazione definitiva arriva nel 1963 con la pubblicazione de La spia che venne dal freddo. Nei romanzi di Le
Carré spesso risalta la fallibilità dei sistemi di spionaggio occidentali, con la considerazione implicita che Unione Sovietica e NATO sono sostanzialmente i due lati della stessa moneta, in cui i protagonisti sembrano votati allo spionaggio più che all’ideologia che dovrebbero difendere.
I romanzi successivi, in quello che si potrebbe definire il ciclo di Smiley, La talpa, L’onorevole scolaro, Tutti gli uomini di Smiley, consacrano Le Carré come uno dei massimi esponenti della narrativa di spionaggio. Le sue opere, via via arricchite da uno stile più maturo, da una ironia sottile, e da una costante attenzione alla complessità dei risvolti storici e politici, oltre che esistenziali e persino filosofici delle vicende narrate, tendono ad andare oltre i puri e semplici meccanismi narrativi dello spionaggio classico, per collocarsi su di un livello certamente più alto rispetto al ristretto ambito della letteratura di genere spionistico.
La fine improvvisa della Guerra Fredda con il crollo del Patto di Varsavia, mette in crisi tutto il genere, non risparmiando neppure l’autore inglese, che sembra incapace di trovare una nuova vena creativa. Tuttavia, con Il sarto di Panama (1996) e Il giardiniere tenace (2001) dove si ispira ad una vicenda realmente accaduta, ritorna al successo, adattando lo spionaggio a nuove necessità, comiche nel primo titolo dichiaratamente ispirato a Graham Greene e al suo Il nostro agente all’Avana, sociali nel secondo in cui attacca lo strapotere delle multinazionali farmaceutiche e denuncia la tragica situazione africana.
“A differenza di Fleming, le Carré non deve ricorrere all’iperbole per rivelare i meccanismi del sottobosco. D’altronde è forse lo scrittore vivente che conosce meglio quello che succede dietro le quinte della politica della forza e dell’oligarchia globale. E anche se in Gran Bretagna è ormai considerato un maestro, probabilmente i soliti pregiudizi sprezzanti sui romanzi di spionaggio non gli faranno avere tutti i riconoscimenti che merita. Per dirla chiaramente, John le Carré è uno scrittore che merita il Nobel. Il suo successo sta nel combinare strutture narrative essenziali con un orecchio straordinario per il dialogo, avvolgendo poi il tutto in una comprensione degli eventi contemporanei che alla maggior parte dei comuni mortali appare frammentata. […] è nel pusillanime establishment britannico che le Carré identifica i veri trasgressori morali. […] come le Carré è diventato più radicale con gli anni, così è cresciuto il suo pessimismo.” (Misha Glenny, The Globe and Mail, Friday, Oct. 22, 2010, tradotto in Internazionale, 12 novembre 2010)