Dialisi, la parola che non avrebbe mai voluto sentire, era invece stata pronunciata, riferita a lui, e questo non faceva che aumentare il suo tormento e la sua depressione. L’idea di iniziare la dialisi lui la rifiutava a priori, non la considerava nemmeno, pensava che quella malattia gli portasse solo una limitazione nell’alimentazione, negli sforzi che poteva fare, e l’assunzione di alcuni medicinali, ma mai e poi mai che sarebbe arrivato in dialisi …. E poi, in quanto tempo? Un mese, un anno, due, dieci? Comunque, quel pomeriggio la dottoressa che lo aveva preso in carico il primo giorno, lo va a trovare in corsia, ormai erano quasi cinquanta giorni di ricovero, e i malati continuavano ad alternarsi intorno a lui, che invece rimaneva sempre al suo posto. “So cosa pensi adesso Fabio, la parola dialisi fa paura a tutti, e comunque con la terapia che ti abbiamo assegnato a casa, e la dieta, è possibile che arrivi molto in là con il tempo, e in medicina due o tre anni, sono come venti o trenta, sai quante cose possono succedere o si possono scoprire?” “Non lo so e non lo voglio sapere, so soltanto che da quando sono qui, ho perso più di quindici chili, che praticamente non mangio quasi più nulla, sto prendendo un’infinità di medicine che prima non sapevo nemmeno che esistessero, sono debolissimo, non riesco a stare in piedi più di dieci minuti, e che nonostante tutto, andrò in dialisi” “Guarda che la dialisi non è poi questo grande dramma, la fanno tantissime persone, ti permette di avere una vita più normale rispetto a tante altre malattie, e potrai ricominciare a mangiare quello che vuoi, comincia a pensare in positivo qualche volta, pensa a chi sta peggio di te” “Non ci riesco, e comunque, sto pensando sempre a chi sta meglio di me … “ “Capisco, comunque ti ho preparato la lettera di dimissioni, con la diagnosi definitiva, la terapia domiciliare, la dieta, i controlli che dovrai fare regolarmente … tutto quanto insomma, poi, in merito al tuo stile di vita, non potrai certamente fare quello che facevi prima, ma per questo, sono certa che saprai prendere le giuste decisioni da solo … ho già avvisato a casa tuo padre, ti verrà a prendere domani mattina” Fabio vede allontanarsi la dottoressa, uscirà finalmente dall’ospedale, ma forse quello che lo aspetta fuori sarà ancora più difficile da affrontare, si sente molto cambiato, è cambiato il suo modo di essere, di pensare, di guardare le cose, e forse, anche il suo rapporto con Sandra … lo vorrà ancora adesso che è così stravolto, nell’aspetto, nel carattere? Vorrà ancora essere vicina a lui, come avevano sempre sognato? Dopo la cena, si addormenta subito, forse perché si è stancato molto a preparare il borsone in cui ha infilato alla rinfusa tutta la sua biancheria e gli effetti personali, qualsiasi sforzo ormai diventa enorme per lui, e una volta a casa, dovrà stare molto attento a dosare le sue forze. La mattina successiva, niente analisi , solo la misurazione della pressione e della temperatura, poi la colazione. Si lava con cura e prende dal suo armadietto i vestiti che aveva tenuto da parte per uscire, inizia ad indossarli, ma si accorge subito che sono diventati di almeno due taglie più grandi, i pantaloni non si tengono in vita, e scendono giù fino alle ginocchia, il maglione invece, ha le maniche che coprono completamente le mani … non sembrano più i suoi. Proprio in quel momento arriva il padre, che lo fa sedere sul letto e cerca di aiutarlo. “Non ti preoccupare Fabio, ci avevo pensato e avevo immaginato che potesse succedere, per i pantaloni ti ho portato delle bretelle, vedrai, te li terranno su per bene, per il maglione invece, ti rimbocco le maniche, come facevo quando eri piccolo e cercavi di metterti le mie cose per gioco … spero che almeno le scarpe ti stiano bene, i piedi mi sembra siano rimasti uguali” Prova a scherzare, ma Fabio non è dell’umore giusto, lui se ne accorge, lo prende sottobraccio per aiutarlo a camminare, con l’altra mano raccoglie il borsone, e insieme si incamminano verso l’uscita. Le infermiere di turno lo salutano mentre lo vedono passare, gli stringono la mano, ormai era diventato come uno di famiglia, dopo tanti giorni di ricovero, in quel reparto capitano raramente persone giovani, e quindi, si era stabilita una sorta di solidarietà con lui, in molte avevano pressappoco la sua età. Nonostante l’uscita sia vicina, deve fermarsi almeno un paio di volte lungo il tragitto, per riposarsi e riprendere fiato, le forze non lo sostengono in quel primo assaggio di vita quotidiana, una semplice camminata, e quando riesce a sedersi in macchina, ha come un sussulto e si sente finalmente al sicuro, appoggia la schiena sul sedile e sospira lentamente, pensando che sta per tornare a casa. Il padre prova a parlargli durante il tragitto, lui risponde con dei monosillabi, e con dei sorrisi, in fondo, sono quasi due mesi che non vedeva altro che la corsia d’ospedale, e quindi si vuole godere appieno quella nuova libertà che ha riguadagnato, guardando bene tutto quello che si era perso in quel terribile periodo di ricovero, era entrato vestito in maniche corte per operarsi al ginocchio e adesso è uscito che mancano due settimane a Natale. Appena arrivati con la macchina nel vialetto che conduce a casa, Fabio distingue chiaramente la sagoma in lontananza di Sandra, che lo sta aspettando, rannicchiata nel suo giaccone, al freddo, con in testa un cappellino di lana. Si fermano proprio davanti a lei, che apre lo sportello e lo aiuta a scendere, per abbracciarlo “Ciao amore, mi sei mancato moltissimo, finalmente sei a casa, vedrai, qui sarà tutto migliore, andrà tutto bene” L’abbraccio dura moltissimo, mentre suo padre prende il borsone, chiude la macchina e si avvia da solo verso casa. “Sbrigatevi, qui fa molto freddo , poi vi continuate ad abbracciare a casa, adesso salite sopra al caldo” Finalmente a casa, adesso per Fabio sta per iniziare una nuova vita, che sarà necessariamente differente da quella che conduceva prima, ma che dovrà inevitabilmente essere affrontata con forza e decisione da parte sua, per evitare di essere travolto dagli eventi negativi e dal pessimismo latente che è in lui.
Quella parte di me che sto cercando
La Trama
Quella parte di me che sto cercando: questa storia ha inizio a metà degli anni‘90, e il protagonista, Fabio, poco dopo aver compiuto trent‘anni, in seguito ad un banale controllo medico, scopre di avere una malattia renale di origine genetica, che lo porterà in poco tempo ad affrontare prima la dialisi, e successivamente il trapianto. Analizzando i ruoli coinvolti in un intervento chirurgico così specifico, il ricevente e il donatore, si evidenziano subito i due lati separati di questa delicata situazione, anche se poi per forza di cose queste distinzioni dovranno necessariamente convivere per lungo tempo nella stessa persona, specie se il trapianto è fatto da vivente, mentre nel caso sia fatto da cadavere, le persone coinvolte aumentano, implicando anche i relativi familiari. Ma come ci si può sentire se, a distanza di pochi anni, si recitano entrambi i ruoli in gioco, prima ricevendo un organo da un donatore sconosciuto deceduto, e poi diventando improvvisamente donatore, dovendo decidere per un proprio congiunto l‘espianto dei suoi organi?
I primi capitoli