Quando social non vuol dire socializzare. La rete, internet, i social, il pc … troppo spesso un mondo solitario che solo in apparenza ci circonda di amicizie ma che invece rischia di isolarci.
E’ ormai consuetudine quotidiana, quasi fosse un’esigenza vitale, accendere il pc, collegarsi alla rete e vedere se c’è qualche amico in linea con cui parlare. Non ci poniamo mai il dubbio se dall’altra parte la persona con cui si dialoga, si scambiano opinioni, magari confidenze, sensazioni, emozioni, sia dall’altro capo del mondo, nella stessa città, o addirittura al piano di sotto. Dati di profili troppo spesso falsi, fuorvianti, ci portano con sempre maggior frequenza a fidarci delle persone sbagliate.
Al giorno d’oggi sono entrati prepotentemente nel nostro linguaggio termini come bannare, loggare, taggare, link, chattare, e tutto questo grazie all’avvento di alcuni social network, come facebook, twitter, myspace, instagram, giusto per citare i più conosciuti, che permettono a tutti, in tempo reale, di essere in contatto con persone di qualsiasi latitudine.
Ma chi si nasconde dietro ogni singolo profilo, spesso identificato con foto anonime, di oggetti, animali, o di attori famosi, o peggio ancora, con foto false di altre persone? Con chi siamo realmente in contatto?
E’ difficile riuscire a capire con esattezza l’identità della persona che si cela dietro ad un profilo squisitamente anonimo, ma costruito ad arte, da cui si riceve una richiesta di amicizia, che la maggior parte delle volte si accetta anche con un pizzico di leggerezza e superficialità.
Proprio sull’analisi di questo dilemma per così dire, di natura “virtuale”, si scopre sempre più spesso il potere e la forza del mondo dei social network, soprattutto quando vengono usati per scopi criminali o illeciti, in un intreccio di relazioni personali e amicizie, velate sempre da un alone di mistero.
La nostra vita sembra sempre più immersa in un reality, o in un romanzo rosa, ambientata nel mondo attuale, una
sorta di “The Truman show” in cui recitiamo dei ruoli a volte lontani dalla nostra realtà quotidiana. Si evidenziano nostro malgrado i pericoli, le paure, le incertezze che si possono celare dietro l’immagine di un profilo qualunque, che sembra parlare quando si è in chat, vivo, animato, ma rimane vuoto al momento di chiudere il pc, palesando in maniera disarmante il carattere virtuale della relazione.
Riversiamo tutti nostri sentimenti in un mondo di realtà fittizia, alterata, amicizie tradite, valori familiari, ricordi, passioni, anche rimorsi per il passato, tutti sentimenti che si accavallano ma che troppo spesso vengono messi in discussione dalla virtualità del web, a cui affidiamo i nostri dati senza preoccuparci, con disarmante leggerezza, dell’uso che ne può essere fatto da terze persone prive di scrupoli.
Non bisogna negare gli aspetti positivi che ha portato l’avvento di internet nella nostra vita, cose impensabili fino a qualche tempo fa che oggi usiamo con disinvoltura e che ci agevolano in numerosi campi, dalla tecnologia alla medicina, fino alle più futili come può essere l’home shopping o il semplice scambio di foto o scaricare musica.
Ma troppo spesso ci dimentichiamo da dove siamo partiti, dal colloquio a voce, la parola, il dialogo, il contatto visivo, oltre a quello diretto, epidermico, emozionante e molto più “vivo” rispetto a quello ruvido ed impersonale con la tastiera, perché dove siamo arrivati adesso ci fa capire cosa siamo diventati, ma non dobbiamo mai scordarci le nostre origini, perché ci diranno chi siamo.
Fabrizio Biondi