Eichmann e il processo israeliano. “All’occorrenza salterò nella fossa ridendo perché la consapevolezza di avere cinque milioni di ebrei sulla coscienza mi dà un senso di grande soddisfazione. Mi dà molta soddisfazione e molto piacere”. Questo era Adolf Eichmann, e l’Autore ripercorre le tappe del suo processo avvenuto in Israele nel 1961, a quindici anni di distanza di quello di Norimberga. Otto Adolf Eichmann è stato un paramilitare e funzionario tedesco, considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista. Il suo processo fu il primo a tenersi in terra ebraica, conseguente a un rapimento avvenuto a Buenos Aires ad opera del Mossad, il servizio segreto israeliano, nel 1960, operazione resasi necessaria visto che nel sistema giuridico argentino l’estradizione non era prevista. Il libro ripercorre le tappe principali del processo, in cui Eichmann offrì di se stesso un’immagine poco appariscente, quasi sommessa, ben diversa da quella di quando era un inflessibile esecutore degli ordini del Führer, quasi fosse un normale soldato. Osservatrice del dibattimento fu anche Hannah Arendt, filosofa, storica e scrittrice tedesca naturalizzata statunitense, perseguitata in Germania a causa delle sue origini ebraiche, e cittadina statunitense dal 1951, che lo descrisse con evidente disgusto come “l’incarnazione dell’assoluta banalità del male”. Un libro di assoluto valore, che rispecchia fedelmente i fatti avvenuti, analizzando nel contempo la situazione generazionale parallela alla crescita del fenomeno nazista.
Fabrizio Biondi